Sesto giorno prima delle None di giugno

- Che notizia terribile, che ferale sciagura, che funesta disgrazia!

- Suvvia, Pomponia, non lo conoscevi nemmeno! – protestò Aurelio, stupito per la disperazione della matrona davanti alla morte del campione.

- A tutti i suoi combattimenti, avevo assistito, e quello è andato a farsi ammazzare l'unica volta che non c'ero! Ho dovuto apprenderlo da Domitilla, pensa!

- Ah, non mi impietosisci, Pomponia. Sono sicuro che tu, di Chelidone, ne sai più di qualunque Domitilla - la solleticò il patrizio, certo com'era che il donnone fosse disposto a fornirgli qualsiasi notizia in suo possesso per fare ammenda dell'imperdonabile assenza.

- Proprio quel giorno dovevo andare fuori Roma! Se non è sfortuna questa... Cosa dicevi, se so qualcosa di Chelidone? Certo! Quella povera Nissa...

- Nissa? - Aurelio era certo di aver già sentito quel nome: un'etera, forse, o una danzatrice...

Servilio, fino a quel momento soggiogato dalle chiacchiere della moglie Pomponia, improvvisamente sussultò: - L'attrice, la stella della pantomima! C'era del tenero tra lei e Chelidone... tutta l'Urbe ne era al corrente. Aurelio, ma tu dove vivi, fuori dal mondo? - chiese meravigliato.

Il patrizio, all'oscuro di informazioni di tale importanza, si affrettò a sollecitare maggiori dettagli.

- Nissa è la mima più famosa del teatro di Pompeo; a ogni rappresentazione succede il finimondo. La sua lascivia è tale che... - cominciò Servilio, manifestando con un gesto furtivo il desiderio di approfondire l'argomento lontano da orecchie indiscrete.

- Tu cosa ne sai? - intervenne in tono inquisitorio la consorte, sospettosa come sempre. - Non sarai andato a vederla senza di me, spero!

Servilio si schermì indignato, mentre ammiccava ad Aurelio.

- Sì, Nissa è proprio spudorata - spiegava intanto l'informatissima matrona. - Interpreta scene erotiche che non lasciano nulla all'immaginazione, e non termina mai un quadro coi vestiti addosso. Oh, non ti piacerebbe - proseguì poi, rivolta al marito. – È tanto volgare da diventar noiosa; per di più, ha le gambe storte.

- Come fai a saperlo? - chiese Servilio, un po' piccato.

- Ho visto la rappresentazione in compagnia di Domitilla, mentre tu eri a sistemare quella faccenda a Preneste. Davvero ordinaria, quella Nissa! Comunque, non nego che possieda una certa presa sul pubblico: eravamo in ventimila, quella sera. Avessi sentito i fischi!

- Una diva della pantomima erotica e un campione dell'arena... bella coppia! - considerò Aurelio.

- L'amore è amore - li difese Pomponia.

In quel momento, un'ancella fece la sua timida comparsa, avvertendo la padrona che le cucitrici stavano aspettando per le prove del nuovo abito. Pomponia sparì subito, al seguito della schiava, mentre Servilio sospirava di sollievo.

- Numi del cielo, stavo per lasciarmelo scappare! – esclamò il consorte della matrona, detergendosi il sudore. - Vedi, non mi sono affatto recato a Preneste, quella notte. Ho inventato una scusa per non indisporre Pomponia... insomma - confessò - tra quei ventimila spettatori, c'ero anch'io. Per fortuna non ci siamo incontrati...

Aurelio rise di gusto, al pensiero dell'amico che, in incognito e con mille cautele, andava ad assistere allo spettacolo proibito, mentre la moglie se lo godeva tranquillamente in prima fila.

- Altro che gambe storte, dovresti vedere come si muove! Anzi volevo chiederti - e Servilio abbassò la voce con aria di complicità - se, una di queste sere, tu e io... Potresti accampare un pretesto, che so, una causa legale da studiare a fondo. Così andremmo a vederla insieme, la piccola mima!

- Puoi contarci, Tito Servilio, ma che Pomponia non lo venga a sapere, o mi spellerà vivo!

- Nissa si esibirà proprio tra due giorni.

- Ottimo. Non occorre che prenoti, ho i posti riservati - disse il patrizio, esibendo la tessera di bronzo.

- Voi senatori godete di tutti i privilegi!

- Macché privilegi; oggi bisogna ringraziare l'Olimpo se si trova una panca dietro a quella dei liberti imperiali! – scherzò Aurelio, accomiatandosi.

Mentre attraversava l'atrio in direzione dell'uscita, la mano grassoccia di Pomponia gli fece segno da dietro un tendaggio. - Ehi, Aurelio! - lo chiamò con aria circospetta. – Volevo raccomandarti di andare a vedere quella mima. È uno spettacolo eccezionale, ti piacerà! Ci tenevo a dirtelo lontano da Servilio: sai com'è, non vorrei che si mettesse delle idee, è già avanti con gli anni. Lo faccio per il suo bene, capisci?

- Pomponia, la tua preoccupazione per lui è degna di ogni lode - la rassicurò il senatore con un sorriso. - Stai tranquilla, non farò parola!

Morituri te salutant
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